Da anni nelle scuole si combatte una battaglia silenziosa fra i docenti di laboratorio e docenti teorici.
Spesso quest’ultimi considerano l’insegnante tecnico pratico come una di figura ibrida fra l’assistente tecnico e una sorta di assistente di cattedra, chiaramente sbagliano.
Gli errori spesso dipendono dalla poca competenza di taluni dirigenti scolastici che non conoscono le varie figure che operano nella scuola da loro diretta, ma che si ricordano che gli Insegnanti Tecnico Pratici sono docenti al pari degli altri solo quando hanno la necessità di coprire le supplenze.
Una contraddizione continua che genera malcontento. La normativa che inquadra il ruolo degli Insegnanti Tecnico Pratici.
Ricordiamo che non esiste alcuna gerarchia fra i due docenti (teorico e tecnico pratico) i loro insegnamenti si svolgono in maniera del tutto autonoma e con ben precise e differenziate competenze, concorrono con pari dignità a realizzare un’offerta formativa che presenta profili diversi e al tempo stesso complementari e che, nel complesso, assuma una dimensione unitaria” si ricorda che: non esiste alcuna gerarchia e le, eventuali, incomprensioni si risolvono con la normativa (in allegato, circolare e risposta MIUR esplicative).
In particolare, l’azione dei due docenti compresenti – quello di materie teoriche e quello di materie pratiche – deve impostarsi ed esprimersi sinergicamente, sì da concretizzarsi in effettiva codocenza attraverso l’individuazione congiunta degli obiettivi, una armonica e coerente definizione dei reciproci ambiti di attività, una scelta congiunta dei mezzi, degli strumenti e dei criteri di valutazione ed opportuni raccordi tra i due momenti valutativi.
Gli acronimi “ITP” o “ITP-P” o “ITPmenoP” o “ITT” o “Assistente” non sono previsti dalla normativa e quindi sono sigle, discriminanti, non regolamentate e non regolari; esistono docenti tecnico-pratici laureati (e sono in aumento per ovvi motivi…).
[Fonte: informazionescuola.it]
